Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Simenon Georges
Titolo: Il treno
Editore: Adelphi 2008
Negli anni 60, dopo venti dalla fine della guerra, Simenon scrive questo lungo racconto, o breve romanzo, in cui si ritrovano la grande capacità di scrittura, il lirismo, l'analisi accurata delle psicologie dei personaggi, che fanno di questo autore uno dei più grandi del 900 francese. La breve avventura di Marcel, un mediocre artigiano che vive con la famiglia al confine con il Belgio,che incontra nel treno dei profughi in fuga dalla guerra una sconosciuta, è tratteggiata con profonda sensibilità. Anna, giovane ebrea senza famiglia nè riferimenti, e il timido Marcel, temporaneamente diviso dalla famiglia, provano nel vagone merci una sfrenata passione, un desiderio d'amore e di sesso, un'attrazione totalizzante ed effimera. Dopo, finita la guerra, di quell'eccitante avventura che poteva cambiare la loro vita, non rimarrà che uno sbiadito ricordo. Il romanzo ci racconta il dramma della seconda guerra mondiale, la deportazione, i bombardamenti dei civili, l'invasione tedesca del Belgio e poi della Francia, con uno sguardo originale, distaccato, diverso. La prospettiva appare rovesciata, a beneficio di una piccola storia, mentre la tragedia europea resta quasi confinata sullo sfondo.

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